The Visual
Dall’apparecchiatura alla tecnica, dal formato al soggetto, dal punto di vista alla composizione, fino ai toni della stampa; ogni particolare e ogni fase della produzione di un’immagine fotografica sono soggetti a scelte da parte del fotografo, al punto che si potrebbe dire tout court che fotografare è scegliere.
E’ questa necessità che, colui che scatta, ha di valutare ogni elemento al fine di comunicare il proprio discorso artistico, ciò che differenzia la vera fotografia dal mero scatto “automatico”, quello alla portata di chiunque (persino di un automa, appunto), quello la cui riuscita si soppesa solo in termini di tecnica o di aderenza alle mode del momento.
Attraverso scelte precise e congrue al suo cammino, Luca Cappellaro individua l’oggetto della sua ricerca proprio nella condizione necessaria ad operare ogni scelta, ossìa la consapevolezza.
L’indicazione contenuta nel titolo di un suo progetto, "The visual awareness of the world around me", è puntuale e addirittura stringente riguardo alle intenzioni dell’autore, dal momento che la parola inglese awareness individua ancor prima dell’attuazione della consapevolezza l’atto conoscitivo della percezione.
La sua fotografia nasce da un’esigenza di conoscere la realtà, non di rappresentarla, e pertanto procede in direzione di una riduzione del dato sensibile a rappresentazione mentale. Non si tratta, tuttavia, di un approccio prettamente concettuale, tutt’altro.
A partire dall’uso uso di un bianco e nero, che pur memore di una lunga tradizione fotografica reportagistica e paesaggistica, va a trascenderla completamente, poiché non cerca sviluppi narrativi, nè ha finalità puramente descrittive, la visione di Cappellaro è introspettiva, lenta e meditativa.
Ce lo rivelano pure la sua predilezione per l’uso di una tecnica argentica, piuttosto che digitale, il suo sottostare ai tempi dilatati dei rituali della camera oscura, le porzioni che egli ritaglia dal mondo intorno a sé, ricche di vuoti e di silenzi non meno che di segni e tracce; persino l’utilizzo del formato panoramico, nel quale gli scatti paiono letteralmente “distendersi” e ampliare la prospettiva di chi li contempla.
Malgrado il suo percorso fotografico abbia origine nel reportage, tutto nelle sue scelte ci parla ormai di uno sguardo “in ascolto” del mondo, molto diverso, anzi diametralmente opposto dall’occhio rapace e frettoloso che al giorno d’oggi sembra attributo necessario per un reporter di successo.
Quella di Luca Cappellaro è una fotografia che cerca quiete nel dipanare la matassa della percezione per attingere alla consapevolezza tramite immagini che sottolineano graficamente, mediante una perfetta calibratura del contrasto, un percorso visivo che si articola lungo le linee, le ripetizioni modulari, gli intrecci e le configurazioni visive, che egli scopre di volta in volta intorno a sé.
Per questi tracciati l’autore conduce lo spettatore stesso ad essere consapevole di una realtà circostante che non è affatto caos o stupefacente sconvolgimento; lo invita a seguirlo nel suo peregrinare e a lasciar vagare la mente per scoprire segrete armonie e consonanze, per invenire un discorso universale in quelli che potrebbero essere paragonati a degli scompaginati mandala.
E’ questa necessità che, colui che scatta, ha di valutare ogni elemento al fine di comunicare il proprio discorso artistico, ciò che differenzia la vera fotografia dal mero scatto “automatico”, quello alla portata di chiunque (persino di un automa, appunto), quello la cui riuscita si soppesa solo in termini di tecnica o di aderenza alle mode del momento.
Attraverso scelte precise e congrue al suo cammino, Luca Cappellaro individua l’oggetto della sua ricerca proprio nella condizione necessaria ad operare ogni scelta, ossìa la consapevolezza.
L’indicazione contenuta nel titolo di un suo progetto, "The visual awareness of the world around me", è puntuale e addirittura stringente riguardo alle intenzioni dell’autore, dal momento che la parola inglese awareness individua ancor prima dell’attuazione della consapevolezza l’atto conoscitivo della percezione.
La sua fotografia nasce da un’esigenza di conoscere la realtà, non di rappresentarla, e pertanto procede in direzione di una riduzione del dato sensibile a rappresentazione mentale. Non si tratta, tuttavia, di un approccio prettamente concettuale, tutt’altro.
A partire dall’uso uso di un bianco e nero, che pur memore di una lunga tradizione fotografica reportagistica e paesaggistica, va a trascenderla completamente, poiché non cerca sviluppi narrativi, nè ha finalità puramente descrittive, la visione di Cappellaro è introspettiva, lenta e meditativa.
Ce lo rivelano pure la sua predilezione per l’uso di una tecnica argentica, piuttosto che digitale, il suo sottostare ai tempi dilatati dei rituali della camera oscura, le porzioni che egli ritaglia dal mondo intorno a sé, ricche di vuoti e di silenzi non meno che di segni e tracce; persino l’utilizzo del formato panoramico, nel quale gli scatti paiono letteralmente “distendersi” e ampliare la prospettiva di chi li contempla.
Malgrado il suo percorso fotografico abbia origine nel reportage, tutto nelle sue scelte ci parla ormai di uno sguardo “in ascolto” del mondo, molto diverso, anzi diametralmente opposto dall’occhio rapace e frettoloso che al giorno d’oggi sembra attributo necessario per un reporter di successo.
Quella di Luca Cappellaro è una fotografia che cerca quiete nel dipanare la matassa della percezione per attingere alla consapevolezza tramite immagini che sottolineano graficamente, mediante una perfetta calibratura del contrasto, un percorso visivo che si articola lungo le linee, le ripetizioni modulari, gli intrecci e le configurazioni visive, che egli scopre di volta in volta intorno a sé.
Per questi tracciati l’autore conduce lo spettatore stesso ad essere consapevole di una realtà circostante che non è affatto caos o stupefacente sconvolgimento; lo invita a seguirlo nel suo peregrinare e a lasciar vagare la mente per scoprire segrete armonie e consonanze, per invenire un discorso universale in quelli che potrebbero essere paragonati a degli scompaginati mandala.
- Rosa Maria Puglisi
All images © Luca Cappellaro. All rights reserved